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Cultura, Territorio & Tipicità

1. CULTURA

1.1 STORIA DI BAGOLINO

Iniziano i lavori per la costruzione della parrocchiale (1624)

Nell'anno 1624 il Comune di Bagolino inizia i lavori per ricostruire e ampliare quella che sarà la più grande chiesa dei dintorni: la parrocchiale di S. Giorgio.

Grandi sono le fatiche e le spese economiche sostenute dai bagolinesi divisi, tra chi vuole erigere la chiesa e chi vuole il denaro impiegato diversamente.

Nonostante i contrari il sacro edificio viene portato a termine in dodici anni.


La Parrocchia di Bagolino passa alla Diocesi di Brescia (1773)

In seguito ad accordi intervenuti tra l'Impero austriaco e la Repubblica Veneta, la Parrocchia di Bagolino, insieme a quella di Tignale, passa dalla Diocesi di Trento a quella di Brescia.

Il paese vede così realizzarsi la sua unione con Brescia per l'amministrazione religiosa come già secoli prima per quella civile.


Bagolino distrutta dall'incendio del 30 ottobre 1779

Passata la terribile inondazione del Caffaro (1757) che tra le altre cose travolse una fucina, il vecchio forno e parecchi fienili, le cronache ricordano il più grande incendio della storia di Bagolino avvenuto il 30 ottobre 1779. Le vittime sono numerose mentre il paese viene interamente distrutto. Bagolino ricostruita con grandi sacrifici morali ed economici comincia a riprendersi verso il 1780.


1.2 CHIESE E PALAZZI


Chiesa di San Giorgio

Chiesa parrocchiale e monumento principale del paese per la sua mole, ma soprattutto perché racchiude le maggiori testimonianze della storia di Bagolino.

Edificata nel ‘600 in soli tre anni dall’architetto G. Battista Lantana (1561-1627), risulta essere terza per grandezza della provincia bresciana, tanto che fu chiamata Cattedrale in Montagna.

Al suo interno vi sono opere di grandi artisti come: Tiziano, Tintoretto, Palma il Giovane, Torbido, Pietro Mera lì raccolti per testimoniare la grandezza della Repubblica di Bagolino.

L’interno dell’edificio sacro si presenta come un grande vano a botte liscia illuminato da otto finestroni semicircolari corrispondenti alle otto cappelle laterali, quattro per lato, intervallate da doppie lesene che contribuiscono a dare una sensazione di maggiore altezza.

Il presbiterio, anch’esso coperto a botte, ma più basso, si conclude con un abside semicilindrica che all’esterno si presenta poligonale.

La volta affrescata fu realizzata da Tommaso Sandrini secondo il gusto e le strutture tipiche del XVII sec. L’altare maggiore, opera dell’abate Gaspare Turbini, è maestoso ed elegante grazie al verde antico del marmo impreziosito dai bronzi dorati.

La pala, eseguita da Andrea Celesti, rappresenta in alto la SS Trinità e sotto S. Giorgio che uccide il drago. Sullo sfondo, un arioso e bel paesaggio crea un’aria quasi irreale e gioiosa, tipica del ‘700. La tavola della Madonna di San Luca è opera di uno dei madonnari che, stabilitisi a Venezia, tramandarono per parecchi secoli questo tipo di pittura (dal XIV al XIX sec).

G. Panzazza colloca questo quadro nel XV secolo, definendo l’opera “uno dei più raffinati esemplari prodotti in questo campo”. La tavola originale viene scoperta ogni 5 anni con solenni cerimonie e quella che si vede è solo una copia.


Chiesa di San Lorenzo

Situata accanto alla chiesa parrocchiale, costituisce il più antico edificio religioso del paese, un tempo circondata da un cimitero.

É stata ricostruita nelle forme attuali dopo l’incendio del 1918. In essa sono contenute tele del XVII sec.


Chiesa di San Rocco

La tradizione vuole che il piccolo edificio, dedicato ai Santi Fabiano e Sebastiano, sia stato costruito sui resti di un tempio pagano.

Tra il 1483 ed il 1486 Gianni Pietro Da Cemmo ne affresca il presbiterio.

Questo ciclo di affreschi (Annunciazione, Dodici Sibille, Crocifissione, Quattro Dottori della Chiesa d’Occidente e la Vita dei Santi Rocco e Sebastiano) è una importantissima testimonianza della pittura lombarda tra il 1400 e il 1500 a cavallo tra il Gotico Internazionale e il Rinascimento Italiano.

Nel 1577 la chiesa fu ampliata e dedicata a San Rocco e gli affreschi furono ricoperti di uno strato di calce e solo nel 1958 vennero riportati alla luce.

La chiesa custodisce pregevoli opere di pittori del 1600 e ultimi del XV secolo.


Santella delle Povere Anime

Cappella eretta a memoria del luogo ove furono sepolte mille e più vittime della peste del 1347.

L’affresco raffigura San Rocco che intercede per porre fine all’epidemia, simboleggiata da fulmini scagliati da un Cristo-Zeus assiso tra le nuvole: in evidenza la scena del trasporto dei cadaveri dei contagiati, ai quali, per rendere più sbrigativa l’operazione, venivano ficcati nel collo uncini da macellaio.


Chiesetta dei Santi Gervasio e Protasio

Posta sull’omonima roccia prospiciente il paese è un edificio della metà del XVI sec. amplificata nel XVII/XVIII sec. L’insieme della costruzione comprende la chiesa, l’abitazione dell’eremita, il campanile e un’altra costruzione ad uso dei pellegrini. La facciata della Chiesa è a capanna, all’interno due parti nettamente separate: la prima, ampia e con le capriate scoperte, la seconda, che ha funzione di presbiterio, intonacata e affrescata.

Per gli abitanti di Bagolino è un bellissimo riferimento perché si racconta che quando una coppia voleva avere un figlio saliva alla chiesetta e l’eremita lo pescava per loro dall’acqua della cisterna.


La Guarnigione

Sede della guarnigione militare dell’antica comunità di Bagolino.

Dopo i lavori di restauro del 1991 sulla facciata, un tempo affrescata con motivi arborei, è stato rinvenuto un magnifico Leone di San Marco che sovrasta gli stemmi dei Conti Avogadro (a destra) e di Bagolino (a sinistra).


Palazzo Dalumi

Residenza dell’antica famiglia Versa Dalumi, il cui stemma è dipinto sull’arco del voltone.

Sulla parete a sinistra è visibile il ritratto acefalo della Beata Lucia, fondatrice del convento, oggi casa di riposo.


Piazza del Mercato

Sullo spigolo dell’alta casa con portico della piazza sono inseriti due faccioni di pietra rossa, forse chiavi di volta recuperate.

La tradizione vuole che siano i ritratti dei Conti Lodron, un tempo bersaglio preferito delle sassate dei giovani bagossi.

All’inizio di via Divisione Tridentina, al nr civico 5, vi è scolpita, in bassorilievo su una pietra d’angolo in arenaria rossa posta alla base della muratura, una figura con attributi femminili accentuati, probabile raffigurazione della dea terra o della fertilità, di chiara derivazione pagana.


Palazzo Foglio

Degna di nota è l’elegante facciata del palazzo seicentesco con i tre ordini di logge dal gusto toscano.


Via Portici

Antica strada principale del paese, nonché asse portante del commercio locale.

L’accesso al paese avveniva infatti dalla strada di fondo valle, che solo nelle vicinanze dell’abitato si inerpicava a mezza costa fino a raggiungere le prime case; il percorso di attraversamento dell’intero insediamento era quasi totalmente coperto.

Con la costruzione del Ponte Ranieri (1823) e della nuova strada a mezza costa (l’attuale provinciale), la Via dei Portici decadde definitivamente.

Che la Via Portici costituisse il centro di ogni commercio, oltre che un possibile luogo riparato e protetto per la sosta delle carovane di mercanti in transito, è provato dalla presenza in luogo di un elevato numero di quelle pietre che caratterizzano gli affacci delle botteghe medioevali.


Piazza Consiglio

Ciò che la rende caratteristica è la presenza della fontana ottagonale in marmo di Botticino e l’affresco raffigurante la Madonna del Buon Consiglio.


1.3 CARNEVALE


Le origini del Carnevale Bagosso

Solo recentemente, nel 1972, gli studiosi del mondo popolare hanno scoperto il carnevale di Bagolino, il quale è stato subito classificato fra le più importanti scoperte etnologiche degli ultimi 200 anni.

La festa si può dividere in due momenti distinti: i Balarì ed i Maschèr.

Le origini del carnevale, almeno per quanto riguarda le musiche e le danze, si possono situare attorno al XVI secolo.

Più antica sembrerebbe invece l’origine dei Maschèr.

L’aspetto più spettacolare del carnevale è senza dubbio rappresentato dai ballerini, che sono vestiti con giacca e pantaloni al ginocchio scuri ornati da ricami, calze bianche lavorate, camicia bianca, cravatta scura, un lungo scialle di seta e tracolla di velluto ricamato.

Essi danzano sotto le case di amici e parenti, ma soprattutto di coloro che hanno prestato loro l’oro usato per adornare i cappelli totalmente ricoperti di fettuccia rossa, nastri colorati e gioielli.


L’altra parte del carnevale di Bagolino è rappresentata dalle maschere: si tratta di personaggi che, travestiti da vecchio e vecchia e con la voce in falsetto, si divertono a fare dispetti senza mai farsi riconoscere.

Collegata alla possibilità del mascheramento, era la tradizione di andar a seste (andare a ceste) in uso nel passato, dove lo scopo esplicito era il corteggiamento.

Era infatti d’uso che la concimazione dei prati fosse lavoro esclusivamente riservato alle ragazze, che prestavano la loro opera portando le ceste con il letame sulla testa, appoggiate al Bastarèl (cuscino pieno di fieno o paglia per trasportare pesi).

Il lavoro non durava più di due giorni e la sera del primo giorno, quando le ragazze si fermavano a dormire presso i datori di lavoro, i Maschèr andavano a trovarle.

Le ragazze stesse durante il lavoro, con canti a rima facevano in modo che si sapesse dove stavano lavorando e chi desideravano incontrare. I Maschèr facevano in modo che la sera si trasformasse in festa per tutti, con scherzi.

Da questa usanza alcuni fanno derivare il carnevale dei Maschèr, intriso di tanti simbolismi e gesti riconducibili ad un cerimoniale di corteggiamento.

Il costume maschile, generalmente nero, è composto da pantaloni al ginocchio con patta quadrata, giacca, gilè e camicia bianca. Il polpaccio è coperto da ghette chiuse con lunghe file di bottoni. Caratteristica saliente sono gli sgalber, zoccoli chiusi con suola di legno.

Il costume femminile, interamente tessuto a telaio, è costituito da ampia gonna lunga fino ai piedi e da un corpetto attillato. Si completa con grembiule di lana robusta, sulle spalle un fazzoletto con ricami floreali che si incrocia sul petto e un ampio scialle di lana che copre il capo e le spalle.

Musiche e balli

Le musiche che accompagnano i Balarì nelle danze, vengono eseguite in pubblico esclusivamente durante il lunedì e il martedì ultimi di Carnevale.

Il violino è quello che detta la melodia conduttrice di tutti i motivi. Il singolare neniare degli strumenti porta ad assaporare, in un’alternanza strumentale caratteristica, belle suonate che sono accompagnate dalla tradizionale arte interpretativa, unica nel suo genere, di solito a tre voci: una bassa e due alte. Il suono si ottiene per lo più pizzicando le prime due corde mi-la, meno la terza, mai la quarta.

I balli sono riconducibili a quelli che si effettuavano nei palazzi dei signori.

L’Ariosa è il ballo tipico che segna la fine del carnevale bagosso: sulle sue note i Balarì ed i Maschèr ballano con foga, in una danza tipica e spettacolare. Essi devono avere a disposizione uno spiazzo, in quanto questo ballo richiede che ci si disponga in cerchio.

Il TERRITORIO

2.1 La posizione geografica di Bagolino

Bagolino è una stazione turistica montana, pittorescamente disposta all’estremità settentrionale della Valle Sabbia, al confine con la provincia di Trento (oriente), con la Valle Camonica e la Valtrompia (occidente), collegato con esse rispettivamente attraverso il Passo Crocedomini e il Giogo del Maniva.

Dominato dall’imponente Cornone del Blumone, magnifico monumento del gruppo Adamello, il territorio di Bagolino, denominato anche Valle del Caffaro, è attraversato dall’omonimo fiume che nasce al Passo Termine (mt. 2334).

Esso, scendendo nella conca del Gaver e quindi alternando ripidi pendii e falsi piani, dopo circa 16 Km giunge al paese, per poi piegare bruscamente all’altezza del Ponte Prada, entrare nella Piana d’Oneda ed affluire al fiume Chiese a pochi metri dal Lago d’Idro.


2.4 Fiume Caffaro Il territorio del Comune di Bagolino è attraversato da numerosi percorsi d’acqua che sgorgano dalle sorgenti di alta montagna e scendono giù per la valle formando piccole e grandi cascate sino ad arrivare al fiume Caffaro che da il nome alla valle: Valle del Caffaro.

Grazie a questa ricchezza d’acqua il paesaggio si presenta molto verde con una vegetazione rigogliosa e quasi selvaggia. Il territorio è così diventato il luogo ideale per gli appassionati della pesca d’altura: lungo il fiume, nei laghetti alpini o nelle riserve, ma anche per coloro che amano il rischio come i praticanti del rafting, della discesa con il kajak e discipline simili molto praticate in questi ultimi anni.

Nella stagione estiva la famiglia con bambini si ritrova al Parco Pineta ai piedi del centro abitato di Bagolino (1 km) e in prossimità del fiume. Qui si possono trovano: aree attrezzate a picnic, laghetto per la pesca sportiva, campo da tennis, campo da bocce, campo sportivo, campo di pallavolo, giochi per i bambini, pista da ballo per le serate di intrattenimento e un punto ristoro/bar.


2.5 Lago d’Idro

Il lago d’Idro si trova a 10 Km da Bagolino nella frazione di Ponte Caffaro, situato geograficamente tra il lago di Garda e il lago d’Iseo.

È formato dal fiume Chiese che è immissario ed emissario.

Situato tra le Dolomiti, sulla cartina geografica il lago d’Idro è appena una goccia, ma la realtà che si presenta è ben diversa: lungo 12 Km e largo 2, esso è circondato da monti boscosi ai piedi dei quali sorgono paesini, caratteristici i quali ospitano i loro visitatori in accoglienti alberghi e campeggi.

Il lago offre agli appassionati sportivi la possibilità di praticare numerosi sport come: surf, canoa, pesca, mentre il territorio circostante è ricco di testimonianze della storia passata, ne sono un esempio: la Rocca d’Anfo, roccaforte Napoleonica; i Palazzi della dinastia dei Conti di Lodron; i castelli; le Rocche, roccaforti della grande guerra; l’Ossario di Garibaldi.

Tipicità

3.1 GASTRONOMIA - IL FORMAGGIO BAGOSSO

Il formaggio Bagosso, da sempre elogiato per le sue qualità, è prodotto unicamente fra i monti bagossi : è un prodotto dal sapore forte e gustoso ed è apprezzato in molte località vicine e lontane.

Il bagòss, oggetto da sempre di favorevoli apprezzamenti, venne premiato all’Esposizione di Milano del 1874.

L’inconfondibile gusto del bagòss è dovuto al foraggio che cresce sui pascoli di Bagolino, ed in particolare sui Monti di Vaia, Bruffione, della Misa e del Maniva.

Figura principale delle malghe è il casaro o malghese: egli svolge il suo lavoro all’interno della cascina dove vive ed è possibile vederlo all’opera durante le escursioni. Genuino è il burro, ottenuto con la panna del latte appena munto che viene tolta con un mestolo, generalmente in legno, prima della lavorazione del formaggio bagosso.

Si producono inoltre ricotte dolci e salate, di mucca o di capra (dette puinì), formaggelle di mucca come la bagossina e formaggelle di capra.


3.2 ARTIGIANATO: LEGNO, RAME E LANA DI PECORA

L’artigianato è una delle principali attività del passato, una passione di pochi Bagossi che mantengono viva questa tradizione attraverso gli anni, sfidando lo sviluppo tecnologico.

Ancora diffusa nelle malghe è infatti la lavorazione del legno, la produzione di tessuti su telaio, il lavoro degli artigiani del rame, del ferro, e la filatura della lana di pecora.

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